Items
In item set
Archivio Testimonianze
-
Michele Achili Testimonianza lasciata da Michele Achilli il 28 dicembre 2021 per il progetto "Giuseppe Pinelli: Una storia soltanto nostra, una storia di tutti", raccolta insieme a Nicola Del Corno. In un dialogo con Nicola Del Corno, Michele Achilli, all'epoca deputato del Partito Socialista, racconta dei suoi legami con il circolo anarchico "Sacco e Vanzetti" di viale Murillo, che in quegli anni forniva al suo gruppo una sede in cui riunirsi, oltre che dei rapporti con gli anarchici e dell'immediata presa di posizione contro la tesi che li voleva responsabili degli attentati, all'indomani della strage di piazza Fontana. In particolare, aiutò i membri della sezione Ticinese del Partito Socialista milanese a coordinare una raccolta di sottoscrizioni per la famiglia di Giuseppe Pinelli, in seguito al suo assassinio.
-
Giuseppe Aiello Testimonianza lasciata da Giuseppe Aiello il 22 settembre 2019 per il progetto "Giuseppe Pinelli: una storia soltanto nostra, una storia di tutti". Anche se all'epoca dei fatti di Piazza Fontana era ancora bambino, Giuseppe Aiello ricorda che la morte di Pinelli fu per lui un momento fondamentale, quando alcuni anni più tardi comprese ciò che era accaduto. L'idea che una persona potesse entrare innocente in una questura e uscirne morta incrinò in lui la fiducia verso le istituzioni e ha contribuito in maniera particolare allo sviluppo del suo pensiero critico.
-
Roberto Ambrosoli Testimonianza lasciata da Roberto Ambrosoli il 12 ottobre 2019 per il progetto "Giuseppe Pinelli: una storia soltanto nostra, una storia di tutti". Roberto Ambrosoli racconta dell'amicizia con Pino e delle circostanze in cui è venuto a conoscenza della sua morte. Ricorda anche il clima che si era prodotto nella città di Torino, le reazioni spiazzate, lo stupore, e anche alcune inaspettate attestazioni di vicinanza agli anarchici.
-
Massimo Varengo e Mariella Bernardini Testimonianza lasciata da Massimo Varengo e Mariella Bernardini l'11 settembre 2020 per il progetto "Giuseppe Pinelli: una storia soltanto nostra, una storia di tutti". Massimo e Mariella raccontano la propria "storia militante", iniziata in ambito studentesco e continuata poi nel contesto universitario milanese, in particolare al Politecnico e all'Accademia di Brera. Dopo l'assassinio di Pinelli e l'arresto di Pietro Valpreda, ingustamente accusato di aver eseguito la strage di Piazza Fontana, si dedicano con particolare impegno alla campagna per la liberazione di quest'ultimo e alla controinformazione sulla "strage di Stato". Le campagne avranno il loro effetto sull'opinione pubblica e saranno tra i fattori che porteranno alla scarcerazione di Valpreda, se pure in regime di libertà provvisoria, nel 1972. La controinformazione non veniva effettuata solo dai militanti milanesi, ma da una rete anarchica diffusa, di cui vengono ricordati in particolare Antonio Cardella di Palermo, uno dei fondatori del Comitato Politico-Giuridico di Difesa. L'attività controinformativa di Mariella e Massimo proseguirà seguendo altri casi di eclatanti "ingiustizie di Stato" (come quelli di Giovanni Marini e Franco Serantini), strutturandosi nel Comitato Anarchico di Difesa della Federazione Anarchica Italiana.
-
Gianpiero Bottinelli Testimonianza lasciata da Gianpiero Bottinelli il 22 settembre 2019 per il progetto "Giuseppe Pinelli: una storia soltanto nostra, una storia di tutti". Originario del Canton Ticino in Svizzera, tra i fondatori delle Edizioni La Baronata e dell'Archivio Carlo Vanza, Bottinelli racconta del progressivo avvicinamento alle idee anarchiche a partire dal 1968, quando ancora in quelle zone non esistevano gruppi anarchici. Questo avvicinamento passa per forza di cose dalle vicende italiane, l'assassino di Giuseppe Pinelli e l'ingiusta incarcerazione di Pietro Valpreda, oltre che dalla frequentazione dal 1970 del CIRA (Centre International de Recherches sur l'Anarchisme) di Losanna. Proprio per portare nel Canton Ticino le campagne per la verità sulla morte di Pinelli e per l'innocenza di Valpreda pubblicherà e diffonderà alcuni volantini a firma della Federazione Anarchica Svizzera, sigla in quel momento inesistente, che susciteranno una certa attenzione da parte della stampa.
-
Antonio Cardella Testimonianza di Antonio Cardella, raccolta il 15 dicembre 2009 da Alberto La Via per essere proiettata durante un convegno organizzato presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Palermo e presso alcune scuole superiori a cura del gruppo anarchico "Alfonso Failla" di Palermo. Antonio Cardella, economista, giornalista, militante della Federazione Anarchica Italiana, racconta - tra le altre cose - del suo arresto a Milano il 12 dicembre 1969, dove si era precipitato, da Palermo, non appena avuta notizia della strage di Piazza Fontana. Racconta dell'amicizia con Giuseppe Pinelli e della fondazione del Comitato Politico-Giuridico di Difesa in seguito alla sua morte, per portare avanti campagne di controinformazione e difendere gli anarchici ingiustamente accusati della strage e degli altri attentati. Durante il "processo di Catanzaro", giunse a una fase avanzata di organizzazione un "processo parallelo" itinerante da tenersi nelle piazze delle città, che ricevette alcune importanti attenzioni a livello internazionale. Purtroppo quest'iniziativa non arriverà a concretizzarsi.
-
Sergio Casesi e Marco Toro Testimonianza lasciata da Sergio Casesi e Marco Toro il 6 ottobre 2020 per il progetto "Giuseppe Pinelli: una storia soltanto nostra, una storia di tutti". Sergio Casesi e Marco Toro sono stati, insieme a Massimo Marcer e Marco Pellegrino, i promotori della "Catena umana musicale per Giuseppe Pinelli" in occasione del cinquantenario della sua morte, iniziativa che il 14 dicembre 2019 ha portato più di diecimila persone nelle strade di Milano, da Piazza Fontana fino a Piazza Cavour, a ridosso della Questura cittadina. In questo video raccontano come si sono avvicinati alla storia di Pinelli e com'è nata e si è sviluppata l'idea della catena musicale. Il loro intento è stato quello di organizzare un'iniziativa il più possibile aperta, che potesse affermare e ribadire una verità fondamentale sulla tragica fine di Giuseppe Pinelli, una verità storica che non può essere taciuta: Pinelli è morto precipitando da una finestra della questura di Milano mentre era detenuto illegalmente da funzionari dello Stato che dopo averlo diffamato hanno mentito sulla sua fine, attribuendola a un suicidio che anche la verità giudiziaria ha ritenuto non credibile. Per ribadire questa verità storica, i promotori della Catena hanno deciso di utilizzare il linguaggio universale della musica. Casesi e Toro offrono anche le proprie riflessioni a posteriori sull'iniziativa e sulle reazioni che essa ha suscitato.
-
Paola Ciardella Testimonianza lasciata da Paola Ciardella Gozzini il 13 ottobre 2018 per il progetto "Giuseppe Pinelli: Una storia soltanto nostra, una storia di tutti". Paola Ciardella ripercorre i rapporti intercorsi tra lei e il marito Giuseppe Gozzini con Giuseppe Pinelli. Punto d'incontro tra il cattolico Gozzini e l'anarchico Pinelli è l'obiezione di coscienza alla leva. Paola racconta anche il cambiamento di percezione nella vita quotidiana avuto in seguito alla strage di Piazza Fontana, e le immediate reazioni per difendere l'innocenza degli anarchici falsamente accusati.
-
Claudia Cipriani e Niccolò Volpati Testimonianza lasciata da Claudia Cipriani e Niccolò Volpati il 30 ottobre 2020 per il progetto "Giuseppe Pinelli: una storia soltanto nostra, una storia di tutti". Claudia Cipriani e Niccolò Volpati sono gli autori del film "Pino. Vita accidentale di un anarchico", uscito nel 2019 in occasione del cinquantenario della morte di Pinelli. L'idea per la realizzazione del film è venuta loro in seguito alla lettura del libro "Una storia quasi soltanto mia", di Licia Pinelli e Piero Scaramucci; tra le numerose opere dedicate al "ferroviere anarchico" e alla sua morte, poche trattano della sua vita, delle sue idee e battaglie. Accanto all'idea di parlare della vita di Pino Pinelli, c'è anche quella di utilizzare un linguaggio e una prospettiva che possano rendere comprensibile e vicina la sua storia anche a quanti la incontrano per la prima volta e che magari non hanno conoscenze molto estese sul contesto in cui essa si è svolta, quello gli anni Sessanta e dell'inizio della strategia della tensione; per questo motivo, si è scelto di raccontarla dalla prospettiva delle figlie Claudia e Silvia, che nel 1969 avevano otto e nove anni. Il risultato è un film che riesce a comunicare in maniera immediata anche con le giovani generazioni e a trasmettere il senso della memoria e del ricordare Pinelli ancora oggi a cinquant'anni di distanza. Per la realizzazione del film è stato fondamentale l'aiuto di una fitta rete di collaboratori, a partire da musicisti, attori, disegnatori e altri professionisti che hanno messo a disposizione a titolo volontario le proprie competenze, fino ad archivi o persone che hanno messo liberamente a disposizione la documentazione in loro possesso (come ad esempio ha fatto Uliano Lucas con il suo archivio fotografico). Ciò ha permesso di produrre il film in maniera del tutto autofinanziata, coprendo i costi mediante una campagna di crowdfunding.
-
Gianni De Martino Testimonianza lasciata da Gianni De Martino il 19 gennaio 2018 per il progetto "Giuseppe Pinelli: Una storia soltanto nostra, una storia di tutti", raccolta insieme a Nicola Del Corno. Appartenente al gruppo "Mondo Beat", De Martino racconta dei fermenti contestatari che si andavano diffondendo a Milano tra il 1966 e il 1967, del movimento Beat e di quello antimilitarista collegato in particolare alle proteste contro la guerra del Vietnam. Tra i pochi punti di contatto tra i "capelloni" e il mondo anarchico ci fu Giuseppe Pinelli, che proprio al gruppo "Mondo Beat" insegnò l'uso del ciclostile in modo che potessero stampare il loro giornale, il cui primo numero vide la luce all'interno del circolo anarchico "Sacco e Vanzetti". Altre figure ricordate da De Martino sono Fernanda Pivano e Giangiacomo Feltrinelli.
-
Paolo Finzi Testimonianza lasciata da Paolo Finzi il 30 novembre 2017 per il progetto "Giuseppe Pinelli: Una storia soltanto nostra, una storia di tutti". In questa lunga testimonianza, Paolo Finzi racconta del suo avvicinamento al movimento anarchico, avvenuto tramite l'edicola di Augusta Farvo e la conoscenza di Giuseppe Pinelli. Nel suo ricordo, emergono diversi episodi significativi che descrivono il mondo che si muoveva intorno a Pinelli e a tanti altri che hanno vissuto gli anni della contestazione e delle bombe dall'interno del movimento anarchico. Come gli arresti e interrogatori di massa che seguirono la strage di Piazza Fontana, esperienza in cui lo stesso Finzi si trovò coinvolto.
-
Goffredo Fofi Testimonianza lasciata da Goffredo Fofi il 9 febbraio 2018 per il progetto "Giuseppe Pinelli: una storia soltanto nostra, una storia di tutti", in occasione di un incontro organizzato dal Centro Studi Libertari e dall'Istituto Nazionale Ferruccio Parri presso la Casa della Memoria a Milano. Goffredo Fofi racconta della sua partecipazione ai funerali di Pinelli, e più largamente tratteggia un quadro dell'Italia degli anni Sessanta e Settanta, un'Italia di impegno civile, in fermento; poi, l'improvviso irrompere delle stragi come sorta di atto di una guerra civile non dichiarata contro i movimenti e le nuove concezioni di vita sociale e politica che si andavano diffondendo. Giuseppe Pinelli si viene a trovare al centro di questo snodo e la campagna per la verità sulla sua morte finisce per fungere come una sorta di catalizzatore di queste istanze di cambiamento.
-
Elis Fraccaro Testimonianza lasciata da Elis Fraccaro il 16 settembre 2018 per il progetto "Giuseppe Pinelli: una storia soltanto nostra, una storia di tutti". Elis Fraccaro racconta delle attività del movimento anarchico successivamente alla morte di Giuseppe Pinelli e alle false accuse verso gli anarchici di essere i responsabili degli attentati. La campagna di controinformazione per la verità sulla strage di Piazza Fontana, la campagna per la scarcerazione di Valpreda, le attività della Crocenera Anarchica (fondata nel 1969 da Pinelli, Amedeo Bertolo e Umberto del Grande) riguardanti anche il sostegno agli altri anarchici ingiustamente incarcerati per gli attentati del 25 aprile 1969, le origini del termine "strage di Stato" per inquadrare il significato degli attentati.
-
Gabriele Fuga Testimonianza lasciata da Gabriele Fuga il 18 giugno 2019 per il progetto "Giuseppe Pinelli: una storia soltanto nostra, una storia di tutti". Fuga ricorda e ripercorre il lungo lavoro di inchiesta svolto insieme a Enrico Maltini, che ha portato alla pubblicazione del libro "Pinelli, la finestra è ancora aperta" (Colibrì, 2014), in cui per la prima volta si è fatta luce sul ruolo avuto dall'Ufficio Affari Riservati nella stragia della tensione in generale e nelle indagini sulla strage di Piazza Fontana in particolare, compreso l'interrogatorio durante cui Giuseppe Pinelli perderà la vita. È proprio sulla minuziosa ricostruzione di quanto è avvenuto negli ultimi momenti di quell'interrogatorio, la notte del 15 dicembre 1969, che si concentra gran parte della testimonianza.
-
Mario Mattia Giorgetti Testimonianza lasciata da Mario Mattia Giorgetti il 5 novembre 2020 per il progetto "Giuseppe Pinelli: una storia soltanto nostra, una storia di tutti". Mario Mattia Giorgetti, attore, regista teatrale, fondatore e direttore della rivista "Sipario", si è avvicinato al mondo anarchico alla fine degli anni sessanta quando venne introdotto da Magda, ragazza con cui aveva intrecciato una relazione, nell'ambiente del circolo "Ponte della Ghisolfa" di Milano. Qui conobbe Giuseppe Pinelli, e si interessò alle attività della Crocenera Anarchica, organizzazione di mutuo soccorso anarchico e controinformazione fondata poco tempo prima da Amedeo Bertolo, Umberto del Grande e da Pinelli stesso. Proprio alla volontà di Giorgetti di sostenere le attività della Crocenera si lega un episodio che egli ricorda in maniera particolare: aveva proposto di dedicare agli anarchici una serata di rappresentazione dello spettacolo teatrale di Boris Vian “I Costruttori di Imperi o lo Schmürz” e devolvere l’incasso alla Crocenera. La serata non andrà purtroppo secondo le previsioni a causa delle condizioni metereologiche particolarmente avverse, ma anche in questo momento di delusione Pinelli dimostrò tutta l’umanità e la serietà che lo contraddistingueva. Qualche giorno dopo scoppieranno le bombe in Piazza Fontana e Pinelli precipiterà dal quarto piano della Questura. Giorgetti continuerà a essere vicino e solidale al movimento anarchico, tornando tra le altre cose a parlare di Giuseppe Pinelli con una performance teatrale realizzata insieme a Enrico Baj e al Centro Studi Libertari nel 1986, dal titolo “Re Ubu a Chernobyl. Da Pinelli all’Apocalisse”. I rapporti con gli anarchici lo porteranno anche a conoscenza della vicenda di Sacco e Vanzetti, e si impegnerà fortemente nella campagna per il riconoscimento della loro innocenza.
-
Matteo Guarnaccia Testimonianza lasciata da Matteo Guarnaccia il 16 marzo 2018, raccolta insieme a Nicola Del Corno. Molto giovane all'epoca dei fatti, Guarnaccia conserva tuttavia un ricordo molto vivo di Pino Pinelli e della sua apertura alle giovani generazioni e alle loro "stravaganze"; da qui si compone un affresco personale molto interessante della Milano di quegli anni, della difficoltà di trovare spazi di espressione per modi di vita alternativi, del clima che si respirava prima e dopo i giorni delle bombe.
-
Pippo Gurrieri Testimonianza lasciata da Pippo Gurrieri il 24 settembre 2017. Gurrieri racconta della forte impronta lasciata da Giuseppe Pinelli nell'ambiente di lavoro in ferrovia anche ad anni dalla sua scomparsa, e condivide il proprio vissuto degli anni di piazza Fontana e la loro "eredità".
-
Tobia Imperato Testimonianza lasciata da Tobia Imperato il 14 ottobre 2019 per il progetto "Giuseppe Pinelli: una storia soltanto nostra, una storia di tutti". Al momento dei fatti di Milano e dell'uccisione di Pinelli, Tobia Imperato aveva già iniziato a frequentare il movimento anarchico torinese, ma in virtù della sua giovane età non verrà coinvolto nell'ondata repressiva legata alle indagini sulla presunta "pista anarchica" degli attentati. La morte di Pinelli e l'incarcerazione di Valpreda determinarono un salto di qualità nell'impegno dei militanti anarchici e nella loro attività, che da questo momento andava a focalizzarsi sulla controinformazione e la lotta alla repressione. Proprio durante una manifestazione legata alle campagne di controinformazione sulla "strage di Stato" Tobia subirà il suo primo fermo da parte della polizia. Il racconto di Tobia prosegue ricordando gli esponenti dell'anarchismo torinese più importanti di quegli anni e le loro storie (come Dario Margarita, Michele Guasco, Gerardo Lattarulo), oltre al clima non facile della città, che vedeva tra le altre cose una consistente presenza fascista foraggiata dalla FIAT in funzione antisindacale. Tobia riflette inoltre su alcune questioni legate alla memoria, come la tendenza della memoria istituzionale all'equiparazione tra carnefici e vittime in nome di un'idea di pacificazione che neutralizza il significato dei fatti, o l'esistenza di più memorie con significati e scopi differenti - nello specifico, una memoria militante e una familiare - facendo un parallelo con la storia di Sacco e Vanzetti. Viene inoltre affrontato il ruolo svolto da Calabresi all'interno di tutta la vicenda.
-
Marino Livolsi Testimonianza lasciata da Marino Livolsi il 16 novembre 2017 per il progetto "Giuseppe Pinelli: una storia soltanto nostra, una storia di tutti". Livolsi, sociologo, docente universitario, presidente di Società Umanitaria, ci racconta tra le altre cose di casa Pinelli, della conoscenza di Licia tramite il suo lavoro di dattilografa, della vita familiare che spesso e volentieri comprendeva visite degli amici e discussioni. Inoltre, ci parla dei delicati rapporti che intercorrevano tra alcune delle anime che andavano a comporre le campagne per la verità su Pinelli e per la liberazione di Valpreda. Ha anche promosso e curato la realizzazione del libro "Dopo" di Licia Pinelli (ed. dell'Enciclopedia delle Donne, 2015), in cui sono contenute le memorie della sua vita successivamente alla morte di Pino.
-
Enrico Maltini Testimonianza di Enrico Maltini, raccolta il 15 febbraio 2014 per il documentario "Il segno del capro" (di Fabiana Antonioli, prodotto da FILMIKA). Enrico Maltini racconta del suo avvicinamento al movimento anarchico attraverso il circolo "Wilhelm Reich" prima e il "Sacco e Vanzetti" poi, la conoscenza di Giuseppe Pinelli e Cesare Vurchio, la conferenza stampa degli anarchici immediatamente successiva alla morte di Pinelli dove è stato coniato lo slogan "Valpreda è innocente, Pinelli è stato assassinato, la strage è di Stato".
-
Luigi Manconi Testimonianza lasciata da Luigi Manconi il 13 luglio 2020 per il progetto "Giuseppe Pinelli: una storia soltanto nostra, una storia di tutti". Luigi Manconi ripercorre e ricostruisce le prime faticose fasi delle inchieste per la verità sulla strage di Piazza Fontana e sulla morte di Pinelli. Mentre alcune parti del movimento (come alcuni esponenti del Movimento Studentesco) non escludevano la possibilità di un coinvolgimento degli anarchici negli attentati, e quindi recepivano in qualche misura la narrazione ufficiale dei fatti a cui gran parte dei media si era immediatamente allineata, altri, come Lotta Continua (cui Manconi aderiva) e alcuni importanti giornalisti (vengono ricordati Silvana Mazzocchi, Marco Nozza, Guido Nozzoli, Corrado Stajano, Camilla Cederna, Marco Sassano, Marco Fini, Massimo Fini, Piero Scaramucci) si rendevano subito conto delle incongruenze e stonature che essa presentava e si attivavano per indagare il più a fondo possibile. Un altro importante gruppo di persone che si espose contro la "pista anarchica" e per aiutare la famiglia Pinelli fu quello degli assistenti e studenti dell'Università Cattolica vicini all'area dei "cattolici del dissenso" (di cui si ricordano Bruno Manghi, Luigi Ruggiu, Salvatore Natoli, Luisa Muraro, Marino Livolsi, Roberto Moscati) legati a Licia (e Pino) da un rapporto di amicizia personale scaturito dalla sua attività di battere a macchina i manoscritti dei loro testi accademici. Manconi partecipò ai funerali di Giuseppe Pinelli, dove ricorda di aver ascoltato per la prima volta l'ormai celebre canzone "Ballata per l'anarchico Pinelli", intonata da un gruppo di anarchici mantovani (Ugo Zavanella, Giancorrado Barozzi, Dado Mora) che l'avevano composta nell'immediatezza dei fatti. Furono presenti alla tumulazione alcuni importanti intellettuali dell'epoca, come Vittorio Sereni, Franco Fortini, Giorgio Cesarano, Marco Forti, Giovanni Raboni. L'ultima tappa del racconto di Manconi, anche se certo non l'ultima del suo coinvolgimento e impegno nelle campagne di controinformazione per la verità sulla strage e sulla strategia della tensione, è l'incontro con Marco Ligini avvenuto insieme a Piero Scaramucci, da cui scaturirà la collaborazione al libro-inchiesta "La strage di Stato", per il quale scriverà a quattro mani (con Piero) la parte su Giuseppe Pinelli. Il libro, uscito a soli sei mesi dai fatti del dicembre 1969, avrà un successo dirompente presso l'opinione pubblica e la tesi centrale che esso sosteneva, ovvero il diretto coinvolgimento di alcuni settori e apparati dello Stato negli attentati e nel depistaggio delle indagini, troverà dopo molti anni una conferma ufficiale. La strage di Piazza Fontana e la morte di Pinelli, avvenuta mentre si trovava illegalmente in stato di fermo all'interno di una struttura dello Stato, hanno rappresentato per Manconi il momento della "perdita dell'innocenza" per i movimenti del '68-'69; nonostante lo scontro con la vecchia società per il cambiamento presentasse già da entrambe le parti alcuni aspetti di crudezza, egli identifica in quei fatti il momento emblematico della presa di coscienza che quella lotta veniva condotta dal potere al di fuori di qualsiasi limite o mediazione.
-
Bruno Manghi Testimonianza lasciata da Bruno Manghi il 10 ottobre 2018. Sociologo, sindacalista CISL, Bruno Manghi è un amico di lunga data della famiglia Pinelli, conoscendo per prima Licia tramite il servizio di battitura a macchina che lei offriva agli studenti universitari. Tra le altre cose, Manghi si sofferma sul funerale di Giuseppe Pinelli e sui primi difficoltosi passi nella lotta per la verità sulla morte di Pino.
-
Paolo Morando Testimonianza lasciata da Paolo Morando il 6 novembre 2020 per il progetto "Giuseppe Pinelli: una storia soltanto nostra, una storia di tutti". Paolo Morando, giornalista trentino, autore del libro "Prima di Piazza Fontana. La prova generale", pubblicato nel 2019 da Laterza, conosce il concittadino Paolo Faccioli nel 2012, e da questo incontro nasce in lui la volontà di approfondire le vicende antecedenti alla strage di Piazza Fontana, in particolare gli attentati del 25 aprile 1969 a Milano, per i quali Faccioli era stato ingiustamente accusato. In questo video, Morando racconta appunto le ricerche che hanno dato corpo al libro e le conclusioni a cui egli è arrivato. Fin dal 1968, a partire almeno da un attentato fallito alla Rinascente di Milano quasi sconosciuto alle cronache, emerge chiaramente la direzione dell’Ufficio Affari Riservati - servizio di intelligence alle dipendenze del Ministero dell’Interno - nella campagna di attentati dinamitardi messi in atto da elementi afferenti all’area veneta del gruppo neofascista Ordine Nuovo per destabilizzare la vita nel Paese, che culmineranno nella strage di Piazza Fontana. Una delle peculiarità degli attentati del 25 aprile 1969 all’interno di questa escalation è che in quest’occasione verrà mobilitata per la prima volta e in grande stile la macchina mediatica per creare un clima “antianarchico”, operazione che verrà ripetuta qualche mese dopo con Piazza Fontana. Anche gli attori principali saranno i medesimi: il direttore dell’Ufficio Politico della Polizia milanese Antonino Allegra identificherà negli anarchici i responsabili dell’attentato la sera stessa, e affiderà le indagini al commissario Luigi Calabresi. A farne le spese saranno alcuni giovani militanti e simpatizzanti, in particolare Paolo Braschi, Angelo Della Savia, Paolo Faccioli, Giuseppe Norscia e Clara Mazzanti, che dovranno affrontare una lunga carcerazione preventiva e soprattutto il peso gravoso di dodici capi d’imputazione per strage prima di venire scagionati nella primavera del 1971. In un primo momento erano state coinvolte anche le coppie Eliane Vincileoni e Giovanni Corradini – che facevano parte di “Materialismo e libertà” –, e Giangiacomo Feltrinelli e Sibilla Melega, a cui si cercava di addebitare il ruolo di dirigenti della presunta cellula terroristica anarchica che secondo gli inquirenti aveva commesso gli attentati. Tra i molti aspetti di questa complessa vicenda, Morando si sofferma anche sui motivi per cui essa è legata a filo doppio con quella di Pino Pinelli e Pietro Valpreda: ad esempio, il giorno della strage di Piazza Fontana Valpreda si trovava a Milano proprio perché era stato convocato in Tribunale per l’istruttoria del processo sugli attentati del 25 aprile, mentre Pinelli dal momento degli arresti si era trovato a investire gran parte delle proprie energie, tramite la neonata Crocenera Anarchica, per fornire aiuto ai giovani incarcerati e denunciare la strategia in atto contro di loro, e che l’avrebbe poi infine travolto. La tragica fine di Pinelli e la forte campagna di controinformazione da essa innescata, contribuiranno a gettare una diversa luce sulle dichiarazioni delle istituzioni e a disseminare interrogativi sulle modalità con cui erano state svolte le indagini sugli attentati dell’aprile 1969, tanto che durante il processo sarà lo stesso pubblico ministero, Antonino Scopellitti, a “smontare” l’istruttoria preparata dal giudice Antonio Amati.
-
Roberto Moscati Testimonianza lasciata da Roberto Moscati il 14 novembre 2017. Moscati, all'epoca dei fatti studente e assistente presso l'Università Cattolica di Milano, in seguito docente di Sociologia presso diverse università italiane, racconta dell'incontro con Pino Pinelli, la loro amicizia, il comune attivismo nel movimento per l'obiezione di coscienza alla leva. Al momento della morte di Pino, Moscati si trovava negli Stati Uniti, e ci parla un po' della ricezione delle notizie dall'Italia in un momento in cui negli Stati Uniti era fortissima la mobilitazione civile contro la guerra in Vietnam.
-
Massimo Ortalli Testimonianza lasciata da Massimo Ortalli il 21 settembre 2019 per il progetto "Giuseppe Pinelli: una storia soltanto nostra, una storia di tutti". Massimo Ortalli, imolese e storico militante della Federazione Anarchica Italiana, racconta di aver appreso della strage di Piazza Fontana mentre si trovava a Bologna come studente. Il movimento anarchico, sia a Bologna sia a Imola, reagì con un certo smarrimento alla notizia e si produsse un clima di attesa, che si spezzò solo con la morte di Pinelli. A quel punto divenne chiaro a molti che stava venendo portata avanti una montatura contro gli anarchici dietro cui si celava un disegno autoritario, e cominciarono le mobilitazioni. Un episodio particolare ricordato da Ortalli è quello di Spartaco Borghi e Cesare Fuochi, che all'indomani della strage si misero a passeggiare tranquillamente per le strade di Imola, per comunicare alla cittadinanza che non c'era niente da temere e che gli anarchici erano completamente estranei ai fatti di Milano.