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Michele Achili
Testimonianza lasciata da Michele Achilli il 28 dicembre 2021 per il progetto "Giuseppe Pinelli: Una storia soltanto nostra, una storia di tutti", raccolta insieme a Nicola Del Corno.
In un dialogo con Nicola Del Corno, Michele Achilli, all'epoca deputato del Partito Socialista, racconta dei suoi legami con il circolo anarchico "Sacco e Vanzetti" di viale Murillo, che in quegli anni forniva al suo gruppo una sede in cui riunirsi, oltre che dei rapporti con gli anarchici e dell'immediata presa di posizione contro la tesi che li voleva responsabili degli attentati, all'indomani della strage di piazza Fontana. In particolare, aiutò i membri della sezione Ticinese del Partito Socialista milanese a coordinare una raccolta di sottoscrizioni per la famiglia di Giuseppe Pinelli, in seguito al suo assassinio.
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Ugo Zavanella
Testimonianza lasciata da Ugo Zavanella il 9 novembre 2020 per il progetto "Giuseppe Pinelli: una storia soltanto nostra, una storia di tutti".
Ugo Zavanella, anarchico mantovano, è stato tra gli autori della celebre "Ballata dell’anarchico Pinelli", insieme a Flavio Lazzarini, Dado Mora e Giancorrado Barozzi. In questo video egli racconta la genesi della “Ballata”, pensata come strumento di controinformazione contro la pesante campagna mediatica che si stava scatenando contro gli anarchici all’indomani della strage di Piazza Fontana, additati come responsabili dell’attentato e dipinti come personaggi sanguinari e grotteschi, Pietro Valpreda in primis.
La sera dopo i funerali di Pino Pinelli, a cui Zavanella e Lazzarini avevano partecipato di persona, i quattro si trovarono perciò al circolo “Gaetano Bresci” di Mantova e diedero origine alla prima stesura della canzone sulle note de “Il feroce monarchico Bava”, canto anarchico di fine Ottocento che ricordava i moti del pane del 1898 a Milano, “sedati” a colpi di cannone dal generale Bava Beccaris.
La “Ballata” riscosse successo negli ambienti di sinistra mantovani – che pure in un primo momento avevano in parte ceduto al clima di sospetto verso gli anarchici – e si diffuse velocemente nel resto del Paese, accompagnando i volantini, le inchieste e tutte le iniziative che riusciranno poi ad affermare la verità che Pinelli non si era suicidato, che Valpreda era innocente e che la strage era di Stato.
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Franco Pavese
Testimonianza lasciata da Franco Pavese il 25 settembre 2020 per il progetto "Giuseppe Pinelli: una storia soltanto nostra, una storia di tutti".
Intorno alla metà degli anni Sessanta Franco Pavese si trova a Savona, dove si avvicina al mondo anarchico grazie a una bacheca pubblica dove Umberto Marzocchi era solito affiggere una copia del giornale "Umanità Nova". Sarà Marzocchi a dare a Pavese, e al gruppo di giovani interessati come lui all'idea anarchica, il contatto di Franco Leggio, storico editore e propagandista ragusano, e del circolo "Sacco e Vanzetti" di Milano.
Pavese assume l’incarico di recarsi periodicamente al circolo milanese per farsi consegnare libri e materiale di propaganda per proseguire l’attività militante a Savona, e qui conosce Pinelli, che ogni volta si preoccupa, oltre ai materiali, di offrirgli vitto e ristoro.
Il gruppo di Savona stringe legami più stretti con il gruppo di Pinelli (Gioventù Libertaria) e aderisce alla federazione da esso promossa, i GGAF (Gruppi Giovanili Anarchici Federati), partecipando a diverse iniziative tra cui la Conferenza Europea della Gioventù Anarchica, organizzata dai GGAF a Milano per il Natale 1966 con l’adesione di svariati gruppi italiani ed europei.
Dopo questo momento, Pavese e il suo gruppo inizieranno a stringere contatti con molte correnti eterodosse della critica radicale, tra cui i Situazionisti, allo scopo di tradurre, diffondere e commentare le loro idee. Viene ricordata in particolare la collaborazione con Luigi Lo Celso e il suo impegno per la traduzione italiana della rivista dell’Internazionale Situazionista.
Nel frattempo, i savonesi si allontaneranno dai GGAF per avvicinarsi alla formazione giovanile della Federazione Anarchica Italiana, la FAGI (Federazione Anarchica Giovanile Italiana).
La strage di Piazza Fontana segnerà per Franco Pavese una presa di distanza dall’attività militante, anche per il clima venutosi a creare nella sua città, ma manterrà sempre un’estrema vicinanza al ricordo di Giuseppe Pinelli.
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Mario Mattia Giorgetti
Testimonianza lasciata da Mario Mattia Giorgetti il 5 novembre 2020 per il progetto "Giuseppe Pinelli: una storia soltanto nostra, una storia di tutti".
Mario Mattia Giorgetti, attore, regista teatrale, fondatore e direttore della rivista "Sipario", si è avvicinato al mondo anarchico alla fine degli anni sessanta quando venne introdotto da Magda, ragazza con cui aveva intrecciato una relazione, nell'ambiente del circolo "Ponte della Ghisolfa" di Milano.
Qui conobbe Giuseppe Pinelli, e si interessò alle attività della Crocenera Anarchica, organizzazione di mutuo soccorso anarchico e controinformazione fondata poco tempo prima da Amedeo Bertolo, Umberto del Grande e da Pinelli stesso.
Proprio alla volontà di Giorgetti di sostenere le attività della Crocenera si lega un episodio che egli ricorda in maniera particolare: aveva proposto di dedicare agli anarchici una serata di rappresentazione dello spettacolo teatrale di Boris Vian “I Costruttori di Imperi o lo Schmürz” e devolvere l’incasso alla Crocenera. La serata non andrà purtroppo secondo le previsioni a causa delle condizioni metereologiche particolarmente avverse, ma anche in questo momento di delusione Pinelli dimostrò tutta l’umanità e la serietà che lo contraddistingueva. Qualche giorno dopo scoppieranno le bombe in Piazza Fontana e Pinelli precipiterà dal quarto piano della Questura.
Giorgetti continuerà a essere vicino e solidale al movimento anarchico, tornando tra le altre cose a parlare di Giuseppe Pinelli con una performance teatrale realizzata insieme a Enrico Baj e al Centro Studi Libertari nel 1986, dal titolo “Re Ubu a Chernobyl. Da Pinelli all’Apocalisse”.
I rapporti con gli anarchici lo porteranno anche a conoscenza della vicenda di Sacco e Vanzetti, e si impegnerà fortemente nella campagna per il riconoscimento della loro innocenza.
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Paolo Morando
Testimonianza lasciata da Paolo Morando il 6 novembre 2020 per il progetto "Giuseppe Pinelli: una storia soltanto nostra, una storia di tutti".
Paolo Morando, giornalista trentino, autore del libro "Prima di Piazza Fontana. La prova generale", pubblicato nel 2019 da Laterza, conosce il concittadino Paolo Faccioli nel 2012, e da questo incontro nasce in lui la volontà di approfondire le vicende antecedenti alla strage di Piazza Fontana, in particolare gli attentati del 25 aprile 1969 a Milano, per i quali Faccioli era stato ingiustamente accusato.
In questo video, Morando racconta appunto le ricerche che hanno dato corpo al libro e le conclusioni a cui egli è arrivato.
Fin dal 1968, a partire almeno da un attentato fallito alla Rinascente di Milano quasi sconosciuto alle cronache, emerge chiaramente la direzione dell’Ufficio Affari Riservati - servizio di intelligence alle dipendenze del Ministero dell’Interno - nella campagna di attentati dinamitardi messi in atto da elementi afferenti all’area veneta del gruppo neofascista Ordine Nuovo per destabilizzare la vita nel Paese, che culmineranno nella strage di Piazza Fontana.
Una delle peculiarità degli attentati del 25 aprile 1969 all’interno di questa escalation è che in quest’occasione verrà mobilitata per la prima volta e in grande stile la macchina mediatica per creare un clima “antianarchico”, operazione che verrà ripetuta qualche mese dopo con Piazza Fontana.
Anche gli attori principali saranno i medesimi: il direttore dell’Ufficio Politico della Polizia milanese Antonino Allegra identificherà negli anarchici i responsabili dell’attentato la sera stessa, e affiderà le indagini al commissario Luigi Calabresi.
A farne le spese saranno alcuni giovani militanti e simpatizzanti, in particolare Paolo Braschi, Angelo Della Savia, Paolo Faccioli, Giuseppe Norscia e Clara Mazzanti, che dovranno affrontare una lunga carcerazione preventiva e soprattutto il peso gravoso di dodici capi d’imputazione per strage prima di venire scagionati nella primavera del 1971. In un primo momento erano state coinvolte anche le coppie Eliane Vincileoni e Giovanni Corradini – che facevano parte di “Materialismo e libertà” –, e Giangiacomo Feltrinelli e Sibilla Melega, a cui si cercava di addebitare il ruolo di dirigenti della presunta cellula terroristica anarchica che secondo gli inquirenti aveva commesso gli attentati.
Tra i molti aspetti di questa complessa vicenda, Morando si sofferma anche sui motivi per cui essa è legata a filo doppio con quella di Pino Pinelli e Pietro Valpreda: ad esempio, il giorno della strage di Piazza Fontana Valpreda si trovava a Milano proprio perché era stato convocato in Tribunale per l’istruttoria del processo sugli attentati del 25 aprile, mentre Pinelli dal momento degli arresti si era trovato a investire gran parte delle proprie energie, tramite la neonata Crocenera Anarchica, per fornire aiuto ai giovani incarcerati e denunciare la strategia in atto contro di loro, e che l’avrebbe poi infine travolto.
La tragica fine di Pinelli e la forte campagna di controinformazione da essa innescata, contribuiranno a gettare una diversa luce sulle dichiarazioni delle istituzioni e a disseminare interrogativi sulle modalità con cui erano state svolte le indagini sugli attentati dell’aprile 1969, tanto che durante il processo sarà lo stesso pubblico ministero, Antonino Scopellitti, a “smontare” l’istruttoria preparata dal giudice Antonio Amati.
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Claudia Cipriani e Niccolò Volpati
Testimonianza lasciata da Claudia Cipriani e Niccolò Volpati il 30 ottobre 2020 per il progetto "Giuseppe Pinelli: una storia soltanto nostra, una storia di tutti".
Claudia Cipriani e Niccolò Volpati sono gli autori del film "Pino. Vita accidentale di un anarchico", uscito nel 2019 in occasione del cinquantenario della morte di Pinelli. L'idea per la realizzazione del film è venuta loro in seguito alla lettura del libro "Una storia quasi soltanto mia", di Licia Pinelli e Piero Scaramucci; tra le numerose opere dedicate al "ferroviere anarchico" e alla sua morte, poche trattano della sua vita, delle sue idee e battaglie. Accanto all'idea di parlare della vita di Pino Pinelli, c'è anche quella di utilizzare un linguaggio e una prospettiva che possano rendere comprensibile e vicina la sua storia anche a quanti la incontrano per la prima volta e che magari non hanno conoscenze molto estese sul contesto in cui essa si è svolta, quello gli anni Sessanta e dell'inizio della strategia della tensione; per questo motivo, si è scelto di raccontarla dalla prospettiva delle figlie Claudia e Silvia, che nel 1969 avevano otto e nove anni. Il risultato è un film che riesce a comunicare in maniera immediata anche con le giovani generazioni e a trasmettere il senso della memoria e del ricordare Pinelli ancora oggi a cinquant'anni di distanza.
Per la realizzazione del film è stato fondamentale l'aiuto di una fitta rete di collaboratori, a partire da musicisti, attori, disegnatori e altri professionisti che hanno messo a disposizione a titolo volontario le proprie competenze, fino ad archivi o persone che hanno messo liberamente a disposizione la documentazione in loro possesso (come ad esempio ha fatto Uliano Lucas con il suo archivio fotografico). Ciò ha permesso di produrre il film in maniera del tutto autofinanziata, coprendo i costi mediante una campagna di crowdfunding.
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Silvano Piccardi
Testimonianza lasciata da Silvano Piccardi il 21 settembre 2020 per il progetto "Giuseppe Pinelli: una storia soltanto nostra, una storia di tutti".
Nel 1969 Silvano Piccardi militava nel Movimento Studentesco, e al momento dello scoppio della bomba si trovava proprio nella sede di Via Festa del Perdono dell'Università Statale di Milano.
In seguito aderì al collettivo "La Comune" di Dario Fo e partecipò alla seconda tournée dello spettacolo "Morte accidentale di un anarchico" nel ruolo del commissario Calabresi.
In questa testimonianza, oltre ai propri ricordi, offre anche le proprie riflessioni riguardo l'incupimento del clima politico cittadino in seguito alle bombe e soprattutto riguardo l'opera teatrale di Fo.
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Sergio Casesi e Marco Toro
Testimonianza lasciata da Sergio Casesi e Marco Toro il 6 ottobre 2020 per il progetto "Giuseppe Pinelli: una storia soltanto nostra, una storia di tutti".
Sergio Casesi e Marco Toro sono stati, insieme a Massimo Marcer e Marco Pellegrino, i promotori della "Catena umana musicale per Giuseppe Pinelli" in occasione del cinquantenario della sua morte, iniziativa che il 14 dicembre 2019 ha portato più di diecimila persone nelle strade di Milano, da Piazza Fontana fino a Piazza Cavour, a ridosso della Questura cittadina.
In questo video raccontano come si sono avvicinati alla storia di Pinelli e com'è nata e si è sviluppata l'idea della catena musicale. Il loro intento è stato quello di organizzare un'iniziativa il più possibile aperta, che potesse affermare e ribadire una verità fondamentale sulla tragica fine di Giuseppe Pinelli, una verità storica che non può essere taciuta: Pinelli è morto precipitando da una finestra della questura di Milano mentre era detenuto illegalmente da funzionari dello Stato che dopo averlo diffamato hanno mentito sulla sua fine, attribuendola a un suicidio che anche la verità giudiziaria ha ritenuto non credibile.
Per ribadire questa verità storica, i promotori della Catena hanno deciso di utilizzare il linguaggio universale della musica. Casesi e Toro offrono anche le proprie riflessioni a posteriori sull'iniziativa e sulle reazioni che essa ha suscitato.
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Luigi Manconi
Testimonianza lasciata da Luigi Manconi il 13 luglio 2020 per il progetto "Giuseppe Pinelli: una storia soltanto nostra, una storia di tutti".
Luigi Manconi ripercorre e ricostruisce le prime faticose fasi delle inchieste per la verità sulla strage di Piazza Fontana e sulla morte di Pinelli. Mentre alcune parti del movimento (come alcuni esponenti del Movimento Studentesco) non escludevano la possibilità di un coinvolgimento degli anarchici negli attentati, e quindi recepivano in qualche misura la narrazione ufficiale dei fatti a cui gran parte dei media si era immediatamente allineata, altri, come Lotta Continua (cui Manconi aderiva) e alcuni importanti giornalisti (vengono ricordati Silvana Mazzocchi, Marco Nozza, Guido Nozzoli, Corrado Stajano, Camilla Cederna, Marco Sassano, Marco Fini, Massimo Fini, Piero Scaramucci) si rendevano subito conto delle incongruenze e stonature che essa presentava e si attivavano per indagare il più a fondo possibile.
Un altro importante gruppo di persone che si espose contro la "pista anarchica" e per aiutare la famiglia Pinelli fu quello degli assistenti e studenti dell'Università Cattolica vicini all'area dei "cattolici del dissenso" (di cui si ricordano Bruno Manghi, Luigi Ruggiu, Salvatore Natoli, Luisa Muraro, Marino Livolsi, Roberto Moscati) legati a Licia (e Pino) da un rapporto di amicizia personale scaturito dalla sua attività di battere a macchina i manoscritti dei loro testi accademici.
Manconi partecipò ai funerali di Giuseppe Pinelli, dove ricorda di aver ascoltato per la prima volta l'ormai celebre canzone "Ballata per l'anarchico Pinelli", intonata da un gruppo di anarchici mantovani (Ugo Zavanella, Giancorrado Barozzi, Dado Mora) che l'avevano composta nell'immediatezza dei fatti. Furono presenti alla tumulazione alcuni importanti intellettuali dell'epoca, come Vittorio Sereni, Franco Fortini, Giorgio Cesarano, Marco Forti, Giovanni Raboni.
L'ultima tappa del racconto di Manconi, anche se certo non l'ultima del suo coinvolgimento e impegno nelle campagne di controinformazione per la verità sulla strage e sulla strategia della tensione, è l'incontro con Marco Ligini avvenuto insieme a Piero Scaramucci, da cui scaturirà la collaborazione al libro-inchiesta "La strage di Stato", per il quale scriverà a quattro mani (con Piero) la parte su Giuseppe Pinelli. Il libro, uscito a soli sei mesi dai fatti del dicembre 1969, avrà un successo dirompente presso l'opinione pubblica e la tesi centrale che esso sosteneva, ovvero il diretto coinvolgimento di alcuni settori e apparati dello Stato negli attentati e nel depistaggio delle indagini, troverà dopo molti anni una conferma ufficiale.
La strage di Piazza Fontana e la morte di Pinelli, avvenuta mentre si trovava illegalmente in stato di fermo all'interno di una struttura dello Stato, hanno rappresentato per Manconi il momento della "perdita dell'innocenza" per i movimenti del '68-'69; nonostante lo scontro con la vecchia società per il cambiamento presentasse già da entrambe le parti alcuni aspetti di crudezza, egli identifica in quei fatti il momento emblematico della presa di coscienza che quella lotta veniva condotta dal potere al di fuori di qualsiasi limite o mediazione.
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Massimo Varengo e Mariella Bernardini
Testimonianza lasciata da Massimo Varengo e Mariella Bernardini l'11 settembre 2020 per il progetto "Giuseppe Pinelli: una storia soltanto nostra, una storia di tutti".
Massimo e Mariella raccontano la propria "storia militante", iniziata in ambito studentesco e continuata poi nel contesto universitario milanese, in particolare al Politecnico e all'Accademia di Brera. Dopo l'assassinio di Pinelli e l'arresto di Pietro Valpreda, ingustamente accusato di aver eseguito la strage di Piazza Fontana, si dedicano con particolare impegno alla campagna per la liberazione di quest'ultimo e alla controinformazione sulla "strage di Stato".
Le campagne avranno il loro effetto sull'opinione pubblica e saranno tra i fattori che porteranno alla scarcerazione di Valpreda, se pure in regime di libertà provvisoria, nel 1972.
La controinformazione non veniva effettuata solo dai militanti milanesi, ma da una rete anarchica diffusa, di cui vengono ricordati in particolare Antonio Cardella di Palermo, uno dei fondatori del Comitato Politico-Giuridico di Difesa. L'attività controinformativa di Mariella e Massimo proseguirà seguendo altri casi di eclatanti "ingiustizie di Stato" (come quelli di Giovanni Marini e Franco Serantini), strutturandosi nel Comitato Anarchico di Difesa della Federazione Anarchica Italiana.
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Franco Salamini
Testimonianza lasciata da Franco Salamini l'8 settembre 2020 per il progetto "Giuseppe Pinelli: una storia soltanto nostra, una storia di tutti".
Di famiglia antifascista e partigiana, Franco Salamini racconta di come fu però con la strage di Piazza Fontana e la morte di Pinelli che si avvicinò effettivamente alla politica e alla militanza attiva, partecipando in primo luogo ai funerali delle vittime.
Attraverso il suo ricordo, emerge come il movimento e gli eventi in atto fossero in grado di toccare la sensibilità delle persone più diverse e lontane tra loro, come quella di un suo amico sacerdote, che nel clima pesante del Natale milanese del 1969 spese alcune delle sue prediche per difendere, a suo modo, gli anarchici.
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Tobia Imperato
Testimonianza lasciata da Tobia Imperato il 14 ottobre 2019 per il progetto "Giuseppe Pinelli: una storia soltanto nostra, una storia di tutti".
Al momento dei fatti di Milano e dell'uccisione di Pinelli, Tobia Imperato aveva già iniziato a frequentare il movimento anarchico torinese, ma in virtù della sua giovane età non verrà coinvolto nell'ondata repressiva legata alle indagini sulla presunta "pista anarchica" degli attentati.
La morte di Pinelli e l'incarcerazione di Valpreda determinarono un salto di qualità nell'impegno dei militanti anarchici e nella loro attività, che da questo momento andava a focalizzarsi sulla controinformazione e la lotta alla repressione. Proprio durante una manifestazione legata alle campagne di controinformazione sulla "strage di Stato" Tobia subirà il suo primo fermo da parte della polizia.
Il racconto di Tobia prosegue ricordando gli esponenti dell'anarchismo torinese più importanti di quegli anni e le loro storie (come Dario Margarita, Michele Guasco, Gerardo Lattarulo), oltre al clima non facile della città, che vedeva tra le altre cose una consistente presenza fascista foraggiata dalla FIAT in funzione antisindacale.
Tobia riflette inoltre su alcune questioni legate alla memoria, come la tendenza della memoria istituzionale all'equiparazione tra carnefici e vittime in nome di un'idea di pacificazione che neutralizza il significato dei fatti, o l'esistenza di più memorie con significati e scopi differenti - nello specifico, una memoria militante e una familiare - facendo un parallelo con la storia di Sacco e Vanzetti. Viene inoltre affrontato il ruolo svolto da Calabresi all'interno di tutta la vicenda.
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Roberto Ambrosoli
Testimonianza lasciata da Roberto Ambrosoli il 12 ottobre 2019 per il progetto "Giuseppe Pinelli: una storia soltanto nostra, una storia di tutti".
Roberto Ambrosoli racconta dell'amicizia con Pino e delle circostanze in cui è venuto a conoscenza della sua morte. Ricorda anche il clima che si era prodotto nella città di Torino, le reazioni spiazzate, lo stupore, e anche alcune inaspettate attestazioni di vicinanza agli anarchici.
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Antonio Pedone
Testimonianza lasciata da Antonio Pedone il 21 settembre 2019 per il progetto "Giuseppe Pinelli: una storia soltanto nostra, una storia di tutti".
Antonio Pedone, originario di Torre del Greco, racconta di come venne a conoscenza della strage di Piazza Fontana e del senso di disorientamento prodotto da questa notizia e dalle accuse agli anarchici.
Nonostante gli anarchici di Torre del Greco fossero molto attivi, conosciuti e godessero di buona reputazione presso la cittadinanza, nell'immediatezza dei fatti si produsse nei loro confronti un clima di diffidenza, che comportò anche la perdita della sede dove essi si riunivano in quanto il proprietario temeva ripercussioni.
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Gianpiero Bottinelli
Testimonianza lasciata da Gianpiero Bottinelli il 22 settembre 2019 per il progetto "Giuseppe Pinelli: una storia soltanto nostra, una storia di tutti".
Originario del Canton Ticino in Svizzera, tra i fondatori delle Edizioni La Baronata e dell'Archivio Carlo Vanza, Bottinelli racconta del progressivo avvicinamento alle idee anarchiche a partire dal 1968, quando ancora in quelle zone non esistevano gruppi anarchici. Questo avvicinamento passa per forza di cose dalle vicende italiane, l'assassino di Giuseppe Pinelli e l'ingiusta incarcerazione di Pietro Valpreda, oltre che dalla frequentazione dal 1970 del CIRA (Centre International de Recherches sur l'Anarchisme) di Losanna.
Proprio per portare nel Canton Ticino le campagne per la verità sulla morte di Pinelli e per l'innocenza di Valpreda pubblicherà e diffonderà alcuni volantini a firma della Federazione Anarchica Svizzera, sigla in quel momento inesistente, che susciteranno una certa attenzione da parte della stampa.
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Giuseppe Aiello
Testimonianza lasciata da Giuseppe Aiello il 22 settembre 2019 per il progetto "Giuseppe Pinelli: una storia soltanto nostra, una storia di tutti".
Anche se all'epoca dei fatti di Piazza Fontana era ancora bambino, Giuseppe Aiello ricorda che la morte di Pinelli fu per lui un momento fondamentale, quando alcuni anni più tardi comprese ciò che era accaduto. L'idea che una persona potesse entrare innocente in una questura e uscirne morta incrinò in lui la fiducia verso le istituzioni e ha contribuito in maniera particolare allo sviluppo del suo pensiero critico.
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Edy Zarro
Testimonianza lasciata da Edy Zarro il 21 settembre 2019 per il progetto "Giuseppe Pinelli: una storia soltanto nostra, una storia di tutti".
Edy Zarro, originario del Cantone dei Grigioni in Svizzerae tra i fondatori della casa editrice ticinese "La Baronata", racconta del suo avvicinamento alle idee e al movimento anarchico e della ricezione dei fatti di Piazza Fontana e della morte di Pinelli nel suo Paese. In particolare, ricorda come "Il Dovere", quotidiano del Partito Liberale Radicale Ticinese, avesse condotto una lunga campagna sugli sviluppi della strategia della tensione in Italia, sottolineando il tentativo di dare corso a una svolta autoritaria e documentando gli appoggi avuti dai neofascisti per l'organizzazione degli attentati, il depistaggio delle indagini e, in vari casi, per la fuga all'estero.
Anche la fondazione della casa editrice "La Baronata" viene influenzata dalla situazione italiana: oltre agli scopi di ricerca e diffusione del pensiero anarchico e libertario, è ben presente l'idea che essa poteva svolgere il ruolo di polo d'aggregazione e di "porto franco" qualora in Italia avesse avuto luogo un colpo di stato o un'involuzione autoritaria.
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Claudia Pinelli, Silvia Pinelli
Intervista a Claudia e Silvia Pinelli, realizzata il 28 febbraio 2015 per il documentario "Il segno del capro" (di Fabiana Antonioli, prodotto da FILMIKA).
In questa intervista, Claudia e Silvia riflettono sulle proprie memorie e ripercorrono storie di famiglia. Le sorelle raccontano della giovinezza dei genitori, Licia e Pino, della propria infanzia e del giro di amicizie che frequentavano casa Pinelli (tra cui Cesare Vurchio), del ruolo dei nonni nella vita famigliare prima e dopo la tragica morte del padre.
L'intervista raccoglie anche una serie di considerazioni di Silvia e Claudia su alcuni avvenimenti, come l'invito al Quirinale rivolto a Licia nel 2009 da parte del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, o il fatto che la prima edizione del libro intervista "Una storia quasi soltanto mia" (pubblicata da Mondadori nel 1982) fosse rimasta quasi del tutto esclusa dalla distribuzione e destinata in poco tempo al macero; altra questione con cui le due Pinelli si confrontano è quella della presenza delle due lapidi in commemorazione del padre presenti in piazza Fontana, una posta dal Comune e l'altra dagli anarchici.
Si ringrazia Fabiana Antonioli per aver fornito e permesso la diffusione di questo materiale.
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Massimo Ortalli
Testimonianza lasciata da Massimo Ortalli il 21 settembre 2019 per il progetto "Giuseppe Pinelli: una storia soltanto nostra, una storia di tutti".
Massimo Ortalli, imolese e storico militante della Federazione Anarchica Italiana, racconta di aver appreso della strage di Piazza Fontana mentre si trovava a Bologna come studente. Il movimento anarchico, sia a Bologna sia a Imola, reagì con un certo smarrimento alla notizia e si produsse un clima di attesa, che si spezzò solo con la morte di Pinelli. A quel punto divenne chiaro a molti che stava venendo portata avanti una montatura contro gli anarchici dietro cui si celava un disegno autoritario, e cominciarono le mobilitazioni. Un episodio particolare ricordato da Ortalli è quello di Spartaco Borghi e Cesare Fuochi, che all'indomani della strage si misero a passeggiare tranquillamente per le strade di Imola, per comunicare alla cittadinanza che non c'era niente da temere e che gli anarchici erano completamente estranei ai fatti di Milano.
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Fabio Stoppani
Testimonianza lasciata da Fabio Stoppani il 4 luglio 2019 per il progetto "Giuseppe Pinelli: una storia soltanto nostra, una storia di tutti".
Stoppani racconta di Pinelli attraverso i ricordi del padre Pietro.
Cominciarono a frequentarsi nel quadro dell'obiezione di coscienza alla leva militare, tematica trasversale al mondo anarchico, pacifista e anche cattolico, che portava a un intreccio di relazioni tra personalità diverse, tra cui Giuseppe Gozzini, Giorgio Viola, Ivo Della Savia. A questo si aggiunse il comune impegno contro gli armamenti nucleari e l’appoggio ai Provos e ai giovani di Mondo Beat.
Stoppani ripercorre gli eventi che hanno maggiormente segnato il rapporto d'amicizia del padre con Pino Pinelli (quest'ultimo gli confidò che qualcuno cercava di sabotare il suo lavoro in ferrovia per accusarlo di manomissioni e attentati) o la gestione non facile di un capanno rurale a Cunardo (frequentato anche da Pino) che verrà citato nel corso dei processi per gli attentati del 25 aprile 1969 e per la strage di Piazza Fontana.
Fabio Stoppani conclude la testimonianza con propri ricordi personali, legati alla partecipazione ai funerali di Pinelli il 20 dicembre 1969 e soprattutto al corteo indetto dagli anarchici il 12 dicembre 1970, primo anniversario della strage di Piazza Fontana, per affermare l’innocenza di Pinelli, Valpreda e degli altri anarchici accusati della strage.
Stoppani militava con Saverio Saltarelli in Rivoluzione Comunista (comunisti internazionalisti) che appoggiò gli anarchici nella loro manifestazione.
Nel corso degli scontri che seguirono alle cariche immotivate di polizia e carabinieri, perse la vita Saltarelli, colpito a morte da un lacrimogeno lanciato ad altezza uomo.
Gli eventi di quel 12 dicembre 1970 avvennero pochi giorni dopo il tentato golpe di Valerio Junio Borghese (7-8 dicembre) che venne tenuto segreto (il pubblico ne sarà messo a conoscenza solo alcuni mesi dopo) e ne furono la diretta conseguenza: l’insieme dei partiti parlamentari, nel silenziare e reprimere la più che legittima protesta anarchica vollero dimostrare ai sostenitori del “partito del golpe” di “sapere controllare la piazza”, come e meglio dei golpisti stessi.
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Gabriele Fuga
Testimonianza lasciata da Gabriele Fuga il 18 giugno 2019 per il progetto "Giuseppe Pinelli: una storia soltanto nostra, una storia di tutti".
Fuga ricorda e ripercorre il lungo lavoro di inchiesta svolto insieme a Enrico Maltini, che ha portato alla pubblicazione del libro "Pinelli, la finestra è ancora aperta" (Colibrì, 2014), in cui per la prima volta si è fatta luce sul ruolo avuto dall'Ufficio Affari Riservati nella stragia della tensione in generale e nelle indagini sulla strage di Piazza Fontana in particolare, compreso l'interrogatorio durante cui Giuseppe Pinelli perderà la vita.
È proprio sulla minuziosa ricostruzione di quanto è avvenuto negli ultimi momenti di quell'interrogatorio, la notte del 15 dicembre 1969, che si concentra gran parte della testimonianza.
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Adriano Sofri
Testimonianza lasciata da Adriano Sofri il 19 marzo 2019 per il progetto "Giuseppe Pinelli: Una storia soltanto nostra, una storia di tutti", raccolta insieme a Marcello Flores.
Adriano Sofri affronta una riflessione sulle conseguenze che la strage di Piazza Fontana, la morte di Pinelli e i successivi attentati hanno avuto sul modo di pensare della gente e sulle modalità di azione dei militanti politici. Questo si è ad esempio concretizzato nella creazione di una corrente sempre più "specializzata" di attivismo politico, che prenderà il nome di "controinformazione", dedicata a indagare in maniera indipendente sui fatti e a sottoporre a critica le ricostruzioni e le informazioni provenienti dagli ambini istituzionali. Dall'altro lato si è anche prodotto un diffuso senso di sfiducia nei confronti delle autorità e di costante allerta nei confronti di possibili cospirazioni, che in alcuni casi è potuto sfociare nell'eccesso della sopravvalutazione di volontà cospiratorie o dell'effettiva estensione di complotti e depistaggi. Tuttavia, grazie anche a questo incessante lavoro, si è arrivati oggi, secondo Sofri, a una situazione in cui non è possibile indagare oltre, ovvero dove i fatti della strategia della tensione, i depistaggi avvenuti, gli autori degli attentati sono noti ed è possibile raggiungere un notevole livello di comprensione di ciò che è avvenuto.
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Paolo Finzi
Testimonianza lasciata da Paolo Finzi il 30 novembre 2017 per il progetto "Giuseppe Pinelli: Una storia soltanto nostra, una storia di tutti".
In questa lunga testimonianza, Paolo Finzi racconta del suo avvicinamento al movimento anarchico, avvenuto tramite l'edicola di Augusta Farvo e la conoscenza di Giuseppe Pinelli. Nel suo ricordo, emergono diversi episodi significativi che descrivono il mondo che si muoveva intorno a Pinelli e a tanti altri che hanno vissuto gli anni della contestazione e delle bombe dall'interno del movimento anarchico. Come gli arresti e interrogatori di massa che seguirono la strage di Piazza Fontana, esperienza in cui lo stesso Finzi si trovò coinvolto.
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Gianni De Martino
Testimonianza lasciata da Gianni De Martino il 19 gennaio 2018 per il progetto "Giuseppe Pinelli: Una storia soltanto nostra, una storia di tutti", raccolta insieme a Nicola Del Corno.
Appartenente al gruppo "Mondo Beat", De Martino racconta dei fermenti contestatari che si andavano diffondendo a Milano tra il 1966 e il 1967, del movimento Beat e di quello antimilitarista collegato in particolare alle proteste contro la guerra del Vietnam. Tra i pochi punti di contatto tra i "capelloni" e il mondo anarchico ci fu Giuseppe Pinelli, che proprio al gruppo "Mondo Beat" insegnò l'uso del ciclostile in modo che potessero stampare il loro giornale, il cui primo numero vide la luce all'interno del circolo anarchico "Sacco e Vanzetti". Altre figure ricordate da De Martino sono Fernanda Pivano e Giangiacomo Feltrinelli.
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Piero Scaramucci
Testimonianza lasciata da Piero Scaramucci il 13 marzo 2019 per il progetto "Giuseppe Pinelli: una storia soltanto nostra, una storia di tutti".
Scaramucci ricorda le reazioni alla morte di Giuseppe Pinelli e soprattutto l'immediata impressione che le prime ricostruzioni di ciò che era accaduto nella notte tra il 15 e il 16 dicembre 1969 fossero sostanzialmente false. Parla anche di Licia e della difficile e lenta intervista iniziata nel 1980 per volontà di Licia stessa, che nel giro di qualche anno porterà all'uscita del libro "Una storia quasi soltanto mia".