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2020-11-06
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Mario Mattia Giorgetti
Testimonianza lasciata da Mario Mattia Giorgetti il 5 novembre 2020 per il progetto "Giuseppe Pinelli: una storia soltanto nostra, una storia di tutti". Mario Mattia Giorgetti, attore, regista teatrale, fondatore e direttore della rivista "Sipario", si è avvicinato al mondo anarchico alla fine degli anni sessanta quando venne introdotto da Magda, ragazza con cui aveva intrecciato una relazione, nell'ambiente del circolo "Ponte della Ghisolfa" di Milano. Qui conobbe Giuseppe Pinelli, e si interessò alle attività della Crocenera Anarchica, organizzazione di mutuo soccorso anarchico e controinformazione fondata poco tempo prima da Amedeo Bertolo, Umberto del Grande e da Pinelli stesso. Proprio alla volontà di Giorgetti di sostenere le attività della Crocenera si lega un episodio che egli ricorda in maniera particolare: aveva proposto di dedicare agli anarchici una serata di rappresentazione dello spettacolo teatrale di Boris Vian “I Costruttori di Imperi o lo Schmürz” e devolvere l’incasso alla Crocenera. La serata non andrà purtroppo secondo le previsioni a causa delle condizioni metereologiche particolarmente avverse, ma anche in questo momento di delusione Pinelli dimostrò tutta l’umanità e la serietà che lo contraddistingueva. Qualche giorno dopo scoppieranno le bombe in Piazza Fontana e Pinelli precipiterà dal quarto piano della Questura. Giorgetti continuerà a essere vicino e solidale al movimento anarchico, tornando tra le altre cose a parlare di Giuseppe Pinelli con una performance teatrale realizzata insieme a Enrico Baj e al Centro Studi Libertari nel 1986, dal titolo “Re Ubu a Chernobyl. Da Pinelli all’Apocalisse”. I rapporti con gli anarchici lo porteranno anche a conoscenza della vicenda di Sacco e Vanzetti, e si impegnerà fortemente nella campagna per il riconoscimento della loro innocenza. -
Paolo Morando
Testimonianza lasciata da Paolo Morando il 6 novembre 2020 per il progetto "Giuseppe Pinelli: una storia soltanto nostra, una storia di tutti". Paolo Morando, giornalista trentino, autore del libro "Prima di Piazza Fontana. La prova generale", pubblicato nel 2019 da Laterza, conosce il concittadino Paolo Faccioli nel 2012, e da questo incontro nasce in lui la volontà di approfondire le vicende antecedenti alla strage di Piazza Fontana, in particolare gli attentati del 25 aprile 1969 a Milano, per i quali Faccioli era stato ingiustamente accusato. In questo video, Morando racconta appunto le ricerche che hanno dato corpo al libro e le conclusioni a cui egli è arrivato. Fin dal 1968, a partire almeno da un attentato fallito alla Rinascente di Milano quasi sconosciuto alle cronache, emerge chiaramente la direzione dell’Ufficio Affari Riservati - servizio di intelligence alle dipendenze del Ministero dell’Interno - nella campagna di attentati dinamitardi messi in atto da elementi afferenti all’area veneta del gruppo neofascista Ordine Nuovo per destabilizzare la vita nel Paese, che culmineranno nella strage di Piazza Fontana. Una delle peculiarità degli attentati del 25 aprile 1969 all’interno di questa escalation è che in quest’occasione verrà mobilitata per la prima volta e in grande stile la macchina mediatica per creare un clima “antianarchico”, operazione che verrà ripetuta qualche mese dopo con Piazza Fontana. Anche gli attori principali saranno i medesimi: il direttore dell’Ufficio Politico della Polizia milanese Antonino Allegra identificherà negli anarchici i responsabili dell’attentato la sera stessa, e affiderà le indagini al commissario Luigi Calabresi. A farne le spese saranno alcuni giovani militanti e simpatizzanti, in particolare Paolo Braschi, Angelo Della Savia, Paolo Faccioli, Giuseppe Norscia e Clara Mazzanti, che dovranno affrontare una lunga carcerazione preventiva e soprattutto il peso gravoso di dodici capi d’imputazione per strage prima di venire scagionati nella primavera del 1971. In un primo momento erano state coinvolte anche le coppie Eliane Vincileoni e Giovanni Corradini – che facevano parte di “Materialismo e libertà” –, e Giangiacomo Feltrinelli e Sibilla Melega, a cui si cercava di addebitare il ruolo di dirigenti della presunta cellula terroristica anarchica che secondo gli inquirenti aveva commesso gli attentati. Tra i molti aspetti di questa complessa vicenda, Morando si sofferma anche sui motivi per cui essa è legata a filo doppio con quella di Pino Pinelli e Pietro Valpreda: ad esempio, il giorno della strage di Piazza Fontana Valpreda si trovava a Milano proprio perché era stato convocato in Tribunale per l’istruttoria del processo sugli attentati del 25 aprile, mentre Pinelli dal momento degli arresti si era trovato a investire gran parte delle proprie energie, tramite la neonata Crocenera Anarchica, per fornire aiuto ai giovani incarcerati e denunciare la strategia in atto contro di loro, e che l’avrebbe poi infine travolto. La tragica fine di Pinelli e la forte campagna di controinformazione da essa innescata, contribuiranno a gettare una diversa luce sulle dichiarazioni delle istituzioni e a disseminare interrogativi sulle modalità con cui erano state svolte le indagini sugli attentati dell’aprile 1969, tanto che durante il processo sarà lo stesso pubblico ministero, Antonino Scopellitti, a “smontare” l’istruttoria preparata dal giudice Antonio Amati.