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Secrets and Bombs
Edizione inglese del libro di Luciano Lanza "Bombe e segreti", traduzione di Paul Sharkey.
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Michele Achili
Testimonianza lasciata da Michele Achilli il 28 dicembre 2021 per il progetto "Giuseppe Pinelli: Una storia soltanto nostra, una storia di tutti", raccolta insieme a Nicola Del Corno.
In un dialogo con Nicola Del Corno, Michele Achilli, all'epoca deputato del Partito Socialista, racconta dei suoi legami con il circolo anarchico "Sacco e Vanzetti" di viale Murillo, che in quegli anni forniva al suo gruppo una sede in cui riunirsi, oltre che dei rapporti con gli anarchici e dell'immediata presa di posizione contro la tesi che li voleva responsabili degli attentati, all'indomani della strage di piazza Fontana. In particolare, aiutò i membri della sezione Ticinese del Partito Socialista milanese a coordinare una raccolta di sottoscrizioni per la famiglia di Giuseppe Pinelli, in seguito al suo assassinio.
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Nome in codice "Anna Bolena"
Ritaglio stampa da «La Repubblica» del 23 maggio 1997.
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Ugo Zavanella
Testimonianza lasciata da Ugo Zavanella il 9 novembre 2020 per il progetto "Giuseppe Pinelli: una storia soltanto nostra, una storia di tutti".
Ugo Zavanella, anarchico mantovano, è stato tra gli autori della celebre "Ballata dell’anarchico Pinelli", insieme a Flavio Lazzarini, Dado Mora e Giancorrado Barozzi. In questo video egli racconta la genesi della “Ballata”, pensata come strumento di controinformazione contro la pesante campagna mediatica che si stava scatenando contro gli anarchici all’indomani della strage di Piazza Fontana, additati come responsabili dell’attentato e dipinti come personaggi sanguinari e grotteschi, Pietro Valpreda in primis.
La sera dopo i funerali di Pino Pinelli, a cui Zavanella e Lazzarini avevano partecipato di persona, i quattro si trovarono perciò al circolo “Gaetano Bresci” di Mantova e diedero origine alla prima stesura della canzone sulle note de “Il feroce monarchico Bava”, canto anarchico di fine Ottocento che ricordava i moti del pane del 1898 a Milano, “sedati” a colpi di cannone dal generale Bava Beccaris.
La “Ballata” riscosse successo negli ambienti di sinistra mantovani – che pure in un primo momento avevano in parte ceduto al clima di sospetto verso gli anarchici – e si diffuse velocemente nel resto del Paese, accompagnando i volantini, le inchieste e tutte le iniziative che riusciranno poi ad affermare la verità che Pinelli non si era suicidato, che Valpreda era innocente e che la strage era di Stato.
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Franco Pavese
Testimonianza lasciata da Franco Pavese il 25 settembre 2020 per il progetto "Giuseppe Pinelli: una storia soltanto nostra, una storia di tutti".
Intorno alla metà degli anni Sessanta Franco Pavese si trova a Savona, dove si avvicina al mondo anarchico grazie a una bacheca pubblica dove Umberto Marzocchi era solito affiggere una copia del giornale "Umanità Nova". Sarà Marzocchi a dare a Pavese, e al gruppo di giovani interessati come lui all'idea anarchica, il contatto di Franco Leggio, storico editore e propagandista ragusano, e del circolo "Sacco e Vanzetti" di Milano.
Pavese assume l’incarico di recarsi periodicamente al circolo milanese per farsi consegnare libri e materiale di propaganda per proseguire l’attività militante a Savona, e qui conosce Pinelli, che ogni volta si preoccupa, oltre ai materiali, di offrirgli vitto e ristoro.
Il gruppo di Savona stringe legami più stretti con il gruppo di Pinelli (Gioventù Libertaria) e aderisce alla federazione da esso promossa, i GGAF (Gruppi Giovanili Anarchici Federati), partecipando a diverse iniziative tra cui la Conferenza Europea della Gioventù Anarchica, organizzata dai GGAF a Milano per il Natale 1966 con l’adesione di svariati gruppi italiani ed europei.
Dopo questo momento, Pavese e il suo gruppo inizieranno a stringere contatti con molte correnti eterodosse della critica radicale, tra cui i Situazionisti, allo scopo di tradurre, diffondere e commentare le loro idee. Viene ricordata in particolare la collaborazione con Luigi Lo Celso e il suo impegno per la traduzione italiana della rivista dell’Internazionale Situazionista.
Nel frattempo, i savonesi si allontaneranno dai GGAF per avvicinarsi alla formazione giovanile della Federazione Anarchica Italiana, la FAGI (Federazione Anarchica Giovanile Italiana).
La strage di Piazza Fontana segnerà per Franco Pavese una presa di distanza dall’attività militante, anche per il clima venutosi a creare nella sua città, ma manterrà sempre un’estrema vicinanza al ricordo di Giuseppe Pinelli.
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Mario Mattia Giorgetti
Testimonianza lasciata da Mario Mattia Giorgetti il 5 novembre 2020 per il progetto "Giuseppe Pinelli: una storia soltanto nostra, una storia di tutti".
Mario Mattia Giorgetti, attore, regista teatrale, fondatore e direttore della rivista "Sipario", si è avvicinato al mondo anarchico alla fine degli anni sessanta quando venne introdotto da Magda, ragazza con cui aveva intrecciato una relazione, nell'ambiente del circolo "Ponte della Ghisolfa" di Milano.
Qui conobbe Giuseppe Pinelli, e si interessò alle attività della Crocenera Anarchica, organizzazione di mutuo soccorso anarchico e controinformazione fondata poco tempo prima da Amedeo Bertolo, Umberto del Grande e da Pinelli stesso.
Proprio alla volontà di Giorgetti di sostenere le attività della Crocenera si lega un episodio che egli ricorda in maniera particolare: aveva proposto di dedicare agli anarchici una serata di rappresentazione dello spettacolo teatrale di Boris Vian “I Costruttori di Imperi o lo Schmürz” e devolvere l’incasso alla Crocenera. La serata non andrà purtroppo secondo le previsioni a causa delle condizioni metereologiche particolarmente avverse, ma anche in questo momento di delusione Pinelli dimostrò tutta l’umanità e la serietà che lo contraddistingueva. Qualche giorno dopo scoppieranno le bombe in Piazza Fontana e Pinelli precipiterà dal quarto piano della Questura.
Giorgetti continuerà a essere vicino e solidale al movimento anarchico, tornando tra le altre cose a parlare di Giuseppe Pinelli con una performance teatrale realizzata insieme a Enrico Baj e al Centro Studi Libertari nel 1986, dal titolo “Re Ubu a Chernobyl. Da Pinelli all’Apocalisse”.
I rapporti con gli anarchici lo porteranno anche a conoscenza della vicenda di Sacco e Vanzetti, e si impegnerà fortemente nella campagna per il riconoscimento della loro innocenza.
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Paolo Morando
Testimonianza lasciata da Paolo Morando il 6 novembre 2020 per il progetto "Giuseppe Pinelli: una storia soltanto nostra, una storia di tutti".
Paolo Morando, giornalista trentino, autore del libro "Prima di Piazza Fontana. La prova generale", pubblicato nel 2019 da Laterza, conosce il concittadino Paolo Faccioli nel 2012, e da questo incontro nasce in lui la volontà di approfondire le vicende antecedenti alla strage di Piazza Fontana, in particolare gli attentati del 25 aprile 1969 a Milano, per i quali Faccioli era stato ingiustamente accusato.
In questo video, Morando racconta appunto le ricerche che hanno dato corpo al libro e le conclusioni a cui egli è arrivato.
Fin dal 1968, a partire almeno da un attentato fallito alla Rinascente di Milano quasi sconosciuto alle cronache, emerge chiaramente la direzione dell’Ufficio Affari Riservati - servizio di intelligence alle dipendenze del Ministero dell’Interno - nella campagna di attentati dinamitardi messi in atto da elementi afferenti all’area veneta del gruppo neofascista Ordine Nuovo per destabilizzare la vita nel Paese, che culmineranno nella strage di Piazza Fontana.
Una delle peculiarità degli attentati del 25 aprile 1969 all’interno di questa escalation è che in quest’occasione verrà mobilitata per la prima volta e in grande stile la macchina mediatica per creare un clima “antianarchico”, operazione che verrà ripetuta qualche mese dopo con Piazza Fontana.
Anche gli attori principali saranno i medesimi: il direttore dell’Ufficio Politico della Polizia milanese Antonino Allegra identificherà negli anarchici i responsabili dell’attentato la sera stessa, e affiderà le indagini al commissario Luigi Calabresi.
A farne le spese saranno alcuni giovani militanti e simpatizzanti, in particolare Paolo Braschi, Angelo Della Savia, Paolo Faccioli, Giuseppe Norscia e Clara Mazzanti, che dovranno affrontare una lunga carcerazione preventiva e soprattutto il peso gravoso di dodici capi d’imputazione per strage prima di venire scagionati nella primavera del 1971. In un primo momento erano state coinvolte anche le coppie Eliane Vincileoni e Giovanni Corradini – che facevano parte di “Materialismo e libertà” –, e Giangiacomo Feltrinelli e Sibilla Melega, a cui si cercava di addebitare il ruolo di dirigenti della presunta cellula terroristica anarchica che secondo gli inquirenti aveva commesso gli attentati.
Tra i molti aspetti di questa complessa vicenda, Morando si sofferma anche sui motivi per cui essa è legata a filo doppio con quella di Pino Pinelli e Pietro Valpreda: ad esempio, il giorno della strage di Piazza Fontana Valpreda si trovava a Milano proprio perché era stato convocato in Tribunale per l’istruttoria del processo sugli attentati del 25 aprile, mentre Pinelli dal momento degli arresti si era trovato a investire gran parte delle proprie energie, tramite la neonata Crocenera Anarchica, per fornire aiuto ai giovani incarcerati e denunciare la strategia in atto contro di loro, e che l’avrebbe poi infine travolto.
La tragica fine di Pinelli e la forte campagna di controinformazione da essa innescata, contribuiranno a gettare una diversa luce sulle dichiarazioni delle istituzioni e a disseminare interrogativi sulle modalità con cui erano state svolte le indagini sugli attentati dell’aprile 1969, tanto che durante il processo sarà lo stesso pubblico ministero, Antonino Scopellitti, a “smontare” l’istruttoria preparata dal giudice Antonio Amati.
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Claudia Cipriani e Niccolò Volpati
Testimonianza lasciata da Claudia Cipriani e Niccolò Volpati il 30 ottobre 2020 per il progetto "Giuseppe Pinelli: una storia soltanto nostra, una storia di tutti".
Claudia Cipriani e Niccolò Volpati sono gli autori del film "Pino. Vita accidentale di un anarchico", uscito nel 2019 in occasione del cinquantenario della morte di Pinelli. L'idea per la realizzazione del film è venuta loro in seguito alla lettura del libro "Una storia quasi soltanto mia", di Licia Pinelli e Piero Scaramucci; tra le numerose opere dedicate al "ferroviere anarchico" e alla sua morte, poche trattano della sua vita, delle sue idee e battaglie. Accanto all'idea di parlare della vita di Pino Pinelli, c'è anche quella di utilizzare un linguaggio e una prospettiva che possano rendere comprensibile e vicina la sua storia anche a quanti la incontrano per la prima volta e che magari non hanno conoscenze molto estese sul contesto in cui essa si è svolta, quello gli anni Sessanta e dell'inizio della strategia della tensione; per questo motivo, si è scelto di raccontarla dalla prospettiva delle figlie Claudia e Silvia, che nel 1969 avevano otto e nove anni. Il risultato è un film che riesce a comunicare in maniera immediata anche con le giovani generazioni e a trasmettere il senso della memoria e del ricordare Pinelli ancora oggi a cinquant'anni di distanza.
Per la realizzazione del film è stato fondamentale l'aiuto di una fitta rete di collaboratori, a partire da musicisti, attori, disegnatori e altri professionisti che hanno messo a disposizione a titolo volontario le proprie competenze, fino ad archivi o persone che hanno messo liberamente a disposizione la documentazione in loro possesso (come ad esempio ha fatto Uliano Lucas con il suo archivio fotografico). Ciò ha permesso di produrre il film in maniera del tutto autofinanziata, coprendo i costi mediante una campagna di crowdfunding.
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Silvano Piccardi
Testimonianza lasciata da Silvano Piccardi il 21 settembre 2020 per il progetto "Giuseppe Pinelli: una storia soltanto nostra, una storia di tutti".
Nel 1969 Silvano Piccardi militava nel Movimento Studentesco, e al momento dello scoppio della bomba si trovava proprio nella sede di Via Festa del Perdono dell'Università Statale di Milano.
In seguito aderì al collettivo "La Comune" di Dario Fo e partecipò alla seconda tournée dello spettacolo "Morte accidentale di un anarchico" nel ruolo del commissario Calabresi.
In questa testimonianza, oltre ai propri ricordi, offre anche le proprie riflessioni riguardo l'incupimento del clima politico cittadino in seguito alle bombe e soprattutto riguardo l'opera teatrale di Fo.
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Sergio Casesi e Marco Toro
Testimonianza lasciata da Sergio Casesi e Marco Toro il 6 ottobre 2020 per il progetto "Giuseppe Pinelli: una storia soltanto nostra, una storia di tutti".
Sergio Casesi e Marco Toro sono stati, insieme a Massimo Marcer e Marco Pellegrino, i promotori della "Catena umana musicale per Giuseppe Pinelli" in occasione del cinquantenario della sua morte, iniziativa che il 14 dicembre 2019 ha portato più di diecimila persone nelle strade di Milano, da Piazza Fontana fino a Piazza Cavour, a ridosso della Questura cittadina.
In questo video raccontano come si sono avvicinati alla storia di Pinelli e com'è nata e si è sviluppata l'idea della catena musicale. Il loro intento è stato quello di organizzare un'iniziativa il più possibile aperta, che potesse affermare e ribadire una verità fondamentale sulla tragica fine di Giuseppe Pinelli, una verità storica che non può essere taciuta: Pinelli è morto precipitando da una finestra della questura di Milano mentre era detenuto illegalmente da funzionari dello Stato che dopo averlo diffamato hanno mentito sulla sua fine, attribuendola a un suicidio che anche la verità giudiziaria ha ritenuto non credibile.
Per ribadire questa verità storica, i promotori della Catena hanno deciso di utilizzare il linguaggio universale della musica. Casesi e Toro offrono anche le proprie riflessioni a posteriori sull'iniziativa e sulle reazioni che essa ha suscitato.
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Fondo Luciano Lanza – sezione Bombe e Segreti
"Bombe e segreti" è la denominazione della sezione del Fondo Luciano Lanza, conservato presso il Centro Studi Libertari, dedicata a raccogliere tutti i materiali di lavoro utilizzati da Lanza, giornalista e scrittore, per la stesura dell'omonimo libro "Bombe e segreti. Piazza Fontana, una strage senza colpevoli", pubblicato da elèuthera nel 1997, e dell'edizione rivista e aggiornata del 2005.
Luciano Lanza, nato a Milano nel 1945, è stato un testimone diretto degli eventi del dicembre 1969. Nel 1971 è tra i fondatori del mensile «A rivista anarchica», testata che insieme a «Lotta Continua» conduce un'aspra battaglia per far luce sulla vera matrice della strage di Piazza Fontana. Giornalista, ha lavorato per diverse testate fra cui «Espansione», «Milano Finanza», «il Mondo», «Oggi». È stato anche direttore responsabile del trimestrale «Libertaria».
La sezione "Bombe e segreti" si compone di 62 fascicoli e 21 altre unità documentarie (per un totale di 3846 carte), suddivise in sei serie, secondo la tipologia di documento.
Le serie principali sono:
• "Documenti giudiziari e di polizia", la quale contiene copie delle sentenze dei processi per la strage, delle relazioni di perizia, dei verbali degli interrogatori ai testimoni, nonché copie dei fascicoli dell'archivio dell'Ufficio Affari Riservati di Federico Umberto D'Amato, reperiti nel famoso ritrovamento dell'archivio di Via Appia a Roma;
• "Ritagli stampa", che comprende sia gli articoli dal 1969 ai giorni nostri utilizzati per la ricerca a monte della stesura, sia le reazioni alla pubblicazione del libro e le sue recensioni;
• "Appunti, annotazioni, carteggio, bozze", contenente tutte le carte manoscritte, le annotazioni e le bozze per la stesura definitiva del libro;
• "Controinformazione", che contiene il materiale relativo alla campagna per l'innocenza di Pietro Valpreda, in particolare per quanto riguarda il 1980-1981, periodo a cavallo tra la richiesta dell'ergastolo per Valpreda da parte dell'accusa e la successiva assoluzione per mancanza di prove (insieme a tutti gli altri imputati) al processo d'appello per la strage di Piazza Fontana, nonché alcuni comunicati del circolo "Ponte della Ghisolfa" di anni diversi.
La sezione "Bombe e segreti" del Fondo Luciano Lanza è stata descritta con il software Archimista ed è consultabile presso la sede del Centro Studi Libertari; una selezione delle 40 unità documentarie (138 carte) ritenute le più significative e originali è stata digitalizzata ed è pubblicata su questa piattaforma. Questa selezione è rappresentativa delle serie documentarie menzionate, ad eccezione di "Documenti giudiziari e carte di polizia", poiché quest'ultima contiene o documenti pubblici già reperibili altrove, oppure carte la cui pubblicazione risulta problematica.
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Lettere di Giuseppe Pinelli (1965-1969) - Carteggio Pinelli-Farinelli-Turroni
Il carteggio è una fonte documentaria sorprendente e indispensabile per la conoscenza e lo studio delle biografie in senso più esteso e completo. La corrispondenza epistolare permette di indagare aspetti pubblici e privati che aiutano a comprendere di più della vita dei loro autori. Gli archivi personali dei militanti anarchici sono particolarmente ricchi di corrispondenza e di carteggi anche perché da sempre il movimento anarchico italiano e internazionale ha dato particolare importanza, dal punto di vista organizzativo e relazionale, alla corrispondenza epistolare diretta tra i militanti. È questa una ragione, non la sola, per cui il progetto dedicato alla memoria di Giuseppe Pinelli ha voluto mettere in evidenza un significativo nucleo di lettere di Giuseppe Pinelli conservate in due distinti fondi archivistici: il Fondo Luciano Farinelli e il Fondo Pio Turroni. Sono lettere, biglietti, note epistolari, scritte da Pinelli tra il 14 marzo 1965 e il 30 novembre 1969, ormai alla viglia della strage di Piazza Fontana, e che raccontano stralci di vita militante e di vita privata di Pino. In questo modo, per la prima volta, si restituisce una documentazione che può aiutare a conoscere la figura di Giuseppe Pinelli senza che sia “schiacciata” dall’evento del 12 dicembre 1969. L’idea del percorso narrativo ha quindi tra gli obiettivi proprio quello di raccontare, direttamente con le parole di Pinelli, la vita di un militante anarchico in un periodo così particolare e significativo della storia italiana del secondo dopoguerra.
L’ordine di presentazione delle lettere è cronologico e prende inizio appunto dalla prima lettera del 14 marzo 1965. È comunque possibile leggere la corrispondenza basandosi anche su un percorso personalizzato, con l’utilizzo delle parole chiave tematiche che avvicinano il contenuto delle lettere ai temi e agli aspetti più importanti della vita militante di Giuseppe Pinelli.
Il percorso del Carteggio Pinelli-Turroni-Farinelli (1965-1969) vuole essere solo il primo di una serie di precorsi narrativi della documentazione conservata negli archivi del Centro studi libertari, nella prospettiva di una valorizzazione e fruizione del patrimonio archivistico del Centro orientata sempre più alla public history per la conoscenza di una storia significativa e importante quale quella del movimento anarchico italiano e internazionale.
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La verità è lontana
Ritaglio stampa da «Avanti!» del 12 dicembre 1970.
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Strage
Ritaglio stampa da «Avanti!» del 12 dicembre 1970.
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No alla violenza
Ritaglio stampa da «Avanti!» del 12 dicembre 1970.
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Terribili telegrammi
Ritaglio stampa da «Vie Nuove» del 1 marzo 1970.
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A Catanzaro il processo conferma la matrice fascista della strage
Ritaglio stampa da «L'Unità» del 5 novembre 1980.
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Per la tragica fine di Pinelli previsti altri interrogatori
Ritaglio stampa da «L'Unità» del 12 gennaio 1973.
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Sono pronte le gigantografie sulla colonna cervicale di Pinelli
Ritaglio stampa da «L'Unità» del 4 dicembre 1971.
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Restano in galera tutti i fascisti arrestati per il "golpe" di Borghese
Ritaglio stampa da «L'Unità» del 25 agosto 1971.
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Caso Biotti: stamane Lener e Calabresi dal magistrato
Ritaglio stampa da «L'Unità» del 9 agosto 1971.
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Il presidente ricusato ricorre in Cassazione
Ritaglio stampa da «L'Unità» del 13 giugno 1971.
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Chi informò Calabresi e Allegra?
Ritaglio stampa da «L'Unità» del 27 maggio 1971.
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La libertà di critica è un diritto dei giornalisti
Ritaglio stampa da «L'Unità» del 19 dicembre 1969.
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Passo italiano a Londra per l'articolo dell' «Observer»
Ritaglio stampa da «L'Unità» del 16 dicembre 1969.